Quale attività fare intraprendere ai bambini e alle bambine da 0 a 10 anni? E quando è giusto iniziare? Spesso riscontro tra le mamme e i papà una certa difficoltà – accompagnata da dubbi – nell’avvicinare i propri bambini alla Musica: ecco allora una serie di indicazioni e riflessioni per orientarsi meglio nel mondo dei corsi per i piccoli e i super piccoli.
Iscriviamo i nostri figli e le nostre figlie alle attività sportive perché abbiamo la convinzione che “faccia bene” alla salute: è vero e siamo abituati a farlo, supportati dai consigli dei pediatri; siamo certi che fare sport faccia bene a tutti i bambini indistintamente, a prescindere dalle abilità personali. Insomma, li mandiamo a nuoto perché fa bene, così imparano a nuotare, non cresceranno con la paura dell’acqua, ecc. ecc – non è così?
Quando si parla invece di corsi di canto e di musica, tendiamo a pensare che solo i bambini “con talento” possano intraprendere un percorso musicale o artistico. E tendenzialmente, si ritiene debbano iniziare a fare musica e canto, solo quando sono abbastanza grandi per manifestarne autonomamente il desiderio.
Vorrei invece proporti un cambio di paradigma – radicale e benefico – che possa “fare bene” ai nostri bambini, alle nostre bambine, non solo dal punto di vista del divertimento, ma soprattutto per lo sviluppo del loro talento, delle abilità linguistiche, delle capacità espressive, empatiche ed emotive.
Il talento non esiste.
Provocazione? Fino ad un certo punto. Sono fermamente convinta che il talento non sia innato, bensì il risultato di una buona educazione artistica e musicale, supportata da corretti stimoli e da un lavoro mirato di buona qualità, in famiglia e fuori. Insomma, se iscrivo mio figlio al corso di nuoto, non lo faccio certo perché penso che sia un olimpionico in fasce… perché invece per la musica abbiamo un approccio differente?
Il Maestro Suzuki riteneva che “l’abilità genera abilità”: l’embrione di talento presente in ogni neonato può essere accresciuto e coltivato nel rispetto delle infinite possibilità che ognuno racchiude in sé. Sempre secondo Suzuki: “La maggior parte dei genitori in tutto il mondo conosce i problemi fisici e psicologici del crescere bene i figli, ma non si cura del miglior modo di crescere un bambino con eccellenti abilità. Questa leggerezza è equivalente a lasciare un bambino così com’è nato”.
Qui si inserisce quindi la necessità di una vera educazione musicale per lo sviluppo delle abilità innate di ogni bambino. L’immersione in un ambiente fecondo e ricco di stimoli uditivi, canori e musicali, potrà far apprendere al bambino il linguaggio musicale nello stesso modo con cui si apprende la lingua madre, ovvero tramite l’ascolto, la ripetizione e la cesellatura delle sfumature. Tu chiamala – se vuoi – esposizione alla musica.
Inizia il prima possibile.
L’educazione musicale per l’infanzia può iniziare ancor prima della nascita. Già nel ventre materno, il feto può ricevere stimoli sonori positivi, non solo dalla musica riprodotta all’esterno ma anche dalla voce della madre stessa, che in una perfetta organizzazione tra cuore, polmoni e corde vocali è in grado di offrire una vera “orchestra” personale al suo piccolo.
Scriveva Edwin E. Gordon: “ La capacità di apprendimento, infatti, è più sviluppata al momento della nascita e decresce progressivamente con l’età. Il periodo più fecondo è senz’altro quello che va dalla nascita, o addirittura dal periodo prenatale, fino al compimento dei diciotto mesi di vita, intervallo nel quale il bambino impara attraverso l’esplorazione e la guida non strutturata dei genitori e delle persone che gli stanno vicino.”
Emerge da questo quadro quindi la visione del bambino come essere abile, competente il cui apprendimento va curato e sostenuto in una condizione virtuosa di collaborazione tra famiglia, servizio educativo e in generale le persone che si occupano del bambino. Come un piccolo seme, il nostro bambino, la nostra bambina ha già tutto in sé: sta a noi prendercene cura con amorevolezza.
Cerca un insegnante che sia formato alla docenza per la fascia d’età del tuo bambino, che sia in grado di trasmettere l’amore per la musica. Cerca una scuola che accolga il tuo bambino, la tua bambina, secondo la sua essenza e che non ceda alla scorciatoia della categorizzazione e del giudizio.
Amore per la propria voce, per il proprio corpo che è strumento; amore per la musica che convoglia messaggi intensi, umani, vitali. Amore per l’altro, che condivide con me questo rapporto nella musica. Così deve essere la relazione tra un insegnante e il suo allievo, un amorevole botta e risposta continuo di stimoli, di progressi, di conoscenza. Di felicità!
Non tutti i musicisti sono buoni insegnanti, non tutti gli insegnanti sono capaci di insegnare ai bambini (o posseggono le giuste competenze). Per il corretto ed armonico sviluppo del percorso di apprendimento, specialmente nella fascia d’età 0/36 mesi e 3/5 anni, è assolutamente necessario trovare una figura professionale formata ad hoc. Un consiglio in più: accertati che l’insegnante sia anche esperto in tecniche di disostruzione pediatrica e primo soccorso.
Nessun insegnante, nemmeno il più illuminato, potrà mai dire di aver veramente conosciuto il suo allievo. Sarà un bravo insegnante se ne avrà intuito le capacità e avrà fatto del suo meglio per farle emergere; poi dovrà lasciarlo libero di affrontare il suo percorso nei modi e nei tempi che gli sono congegnali. Il compito di un buon insegnante, secondo me, è pari a quello di un bravo coltivatore: avere quella conoscenza, non solo teorica ma anche molto pratica, molto umana, molto viva che gli permette di com-prendere (prendere con) l’allievo e coadiuvarne lo sviluppo verso la Bellezza. Dal seme, al germoglio, alla pianta.
Diffidiamo di quegli insegnanti che attaccano bollini e definizioni agli allievi: com’è mai possibile cementificare un essere umano in un aggettivo? Diffidiamo di quegli insegnanti che cercano di trasformare un pero in un pesco: “Ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido.”
Cerca una struttura che collabori positivamente con figure professionali come il pediatra, il logopedista, lo psicologo, il foniatra ecc. ecc.
Per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio. L’insegnante di canto potrebbe cogliere aspetti inediti del tuo bambino o della tua bambina, che emergono proprio grazie alla musica: questo contributo può essere utile per una comprensione davvero a 360° e oltre a permettere il sereno sviluppo di meravigliose abilità.
A questo aggiungerei che per “crescere un genitore” ci vuole una squadra, per sentirsi più preparati e meno soli nelle scelte. Facciamoci promotori di dialogo, di confronto costruttivo, di lavoro di squadra, per il bene dei nostri bambini e bambine.
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